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Dott. Catulla Contadin - Psicologa infantile - Psicoterapeuta - Noventa Vicentina (Vicenza)

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Insegnare le regole senza stressarsi (troppo)

È possibile farsi ascoltare senza alzare la voce?

    L’obbedienza e il rispetto delle regole non sono abilità innate nel bambino ma devono essere apprese.

I comportamenti che l’adulto chiede al bambino nelle diverse situazioni di vita sono spesso privi di senso per lui. Un bimbo che ha appena imparato a camminare non vede l’ora di esercitare questa nuova competenza e ogni ambiente costituisce una fonte inesauribile di piacere. Scale mobili, porte che si possono aprire, mobili sui quali arrampicarsi…  richiamano la sua attenzione e lo stimolano alla scoperta. Il “No, ti fai male!” dei genitori suona frustrante e fa arrabbiare.

 

   Il bambino si confronta con le regole a partire dal primo anno di vita. I divieti imposti da mamma e papà hanno spesso lo scopo di proteggerlo, di aiutarlo a instaurare relazioni positive con gli altri e gli consentono di superare gradualmente il suo innato egocentrismo.

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   Se da un lato i “no” dei genitori suscitano irritazione e rabbia, dall’altro fanno sentire il bambino sicuro e protetto, lo aiutano ad orientarsi in un mondo ancora tutto da scoprire.

Regole di mamma e regole di papà: devono essere le stesse!

   Non sempre i genitori si trovano d’accordo sulle regole da proporre ai figli. Mamma e papà possono avere uno stile educativo diverso, influenzato dalle loro personali esperienze passate. È necessario, tuttavia, trovare una linea educativa comune e stabilire poche ma fondamentali regole da proporre al bambino con coerenza.

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   Immaginate di dovervi recare in un paesino sconosciuto, di essere senza navigatore e affidarvi solo alla segnaletica stradale. Vi trovate ad un incrocio e incontrate due cartelli che indicano la stessa località ma puntano verso direzioni diametralmente opposte. Come vi sentireste? Probabilmente perplessi e incerti su come procedere. Provereste irritazione o persino rabbia nei confronti di chi ha posizionato i cartelli e alla fine vi affidereste alla sorte per decidere in che direzione andare.

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    Ai bambini accade la stessa cosa. Quando mamma dice una cosa e papà un'altra, o quando lo stesso genitore cambia idea in base alle circostanze, il bambino si sente disorientato e frustrato. Il suo obiettivo è cercare di comprendere come funziona il mondo e  costruirsi una mappa che lo renda prevedibile. Compito complicato se le carte in tavola cambiano in continuazione.

A casa dei nonni tutto è concesso. Che dobbiamo fare?

   I bambini se ne accorgono subito. Dai nonni c’è più libertà, possono spingersi oltre i confini segnati da mamma e papà. E ovviamente ne approfittano.

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   I nonni sono una risorsa importante per le famiglie. I genitori sono spesso costretti a chiedere il loro aiuto nella gestione dei figli per esigenze lavorative. Non sempre, tuttavia, i nonni hanno la forza emotiva o la determinazione nel portare avanti certe battaglie.

 

  Spesso accettano con maggiore accondiscendenza certi comportamenti dei nipoti (concedono loro di magiare sul divano, di guardare la tv a lungo, chiudono un occhio se non si lavano le mani dopo essere stati in bagno, ecc.).

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   Ha senso litigare per questi motivi? E’ bene che il bambino comprenda che ci sono punti di vista diversi in tema di educazione e che gli adulti possono discutere su questo argomento (con tono pacato e rispettoso dell’altro). Il bambino imparerà, in questo modo, il senso del confronto e del rispetto.

 

   E se non si riuscirà a trovare un accordo non preoccupatevi… i bambini sono svegli e capiscono subito che certe cose possono essere fatte in un luogo ma non in un altro. Come genitori cercate di garantire il rispetto delle regole almeno in vostra presenza.

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Non mi ascolta: mi ride in faccia quando alzo la voce!

    A volte i contrasti tra genitori e figli diventano dei veri e propri testa a testa. Più il bambino si impunta e più il genitore si arrabbia. E più il genitore si arrabbia, più il bambino sfida con aria strafottente.

 

   Il tono di voce aumenta progressivamente, la tensione sale e parte la sberla o lo sculaccione.

 

CONSEGUENZE:

  • Il bambino si sente umiliato, piange, si ritira ma difficilmente ha compreso le ragioni del divieto.

  • Il genitore si sente sfinito, continuamente messo alla prova e molto arrabbiato. Capisce di non aver ottenuto ciò che voleva ma di aver solo scaricato parte della propria frustrazione.

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   Quando l’adulto alza il tono di voce, il bambino entra in modalità difensiva.

È preferibile approcciarlo con un tono di voce pacato, che lo predispone all’ascolto.

Meglio abbassarsi al suo livello e guardarlo fisso negli occhi,

aiutarlo a comprendere lo stato affettivo che il suo comportamento ha suscitato nel genitore:

Sono dispiaciuto, hai fatto una cosa pericolosa perché...”

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    Frasi del tipo:"Sei brutto! Sei cattivo!" sono da evitare perché esprimono un giudizio globale sul bambino e non lo aiutano a comprendere esattamente quale specifico comportamento ha ricevuto la disapprovazione del genitore.

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    Se l'adulto ritiene importante evitare che il bimbo ripeta un'azione perché pericolosa, deve far seguire la punizione immediatamente, per facilitare al piccolo la comprensione del nesso causa-effetto tra ciò che ha fatto e le conseguenze spiacevoli che ne derivano.

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    Il rimprovero fatto in modo serio, guardando il bambino dritto negli occhi, è sicuramente preferibile allo sculaccione. Quest'ultimo può essere utilizzato in rari casi quando si nota che il bambino è talmente coinvolto dalla sua frustrazione e dal pianto da risultare sovraccarico e incapace di gestire quella che agli adulti può sembrare una sorta di crisi isterica.

 

Attenzione, però: no agli schiaffi in viso che feriscono l'amor proprio del piccolo.

Come rimproverare in modo efficace un bambino o un ragazzo?

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Ispiratevi alla regola delle 3C:

usate Calma, Coerenza e Costruttività.

 

Che significa?

1. CALMA: un rimprovero è più efficace se l'adulto non perde il controllo di sé e riesce a relazionarsi al bambino mantenendo il rispetto per la sua persona e focalizzandosi sul contenuto che gli vuole trasmettere piuttosto che sull'esercizio del potere;

2. COERENZA: si insegna più con l'esempio che con le parole.

3. COSTRUTTIVITA': è necessario aiutare il bambino a capire quale altro comportamento potrebbe mettere in atto in alternativa a quello scorretto.

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